31.12.2018 – Ore 11.40 locali: sviluppo del fumo poco meno di 40 minuti dopo lo scoppio dell’incendio. La visibilità ridotta impediva l’identificazione visiva delle linee elettriche e il carico dell’acqua dal bacino sopra i monti di Ditto. Nella foto si vede a destra il Posto Comando Mobile dei pompieri di Locarno.

Premessa

Come ogni cosa, anche il nostro bellissimo territorio fatto di boschi, pascoli, prati, agglomerati urbani, rustici e infrastrutture si evolve, adattandosi ai cambiamenti climatici, un po’ più caldi e un po’ più freddi e magari, a sensazione, anche più estremi, che caratterizzano i giorni nostri.

Da che mondo e mondo, la terra, e di conseguenza l’umanità (per quanto esista solo da qualche insignificante frazione del tempo), deve anch’essa convivere con gli incendi boschivi. Niente di nuovo sotto il sole dunque.

Con l’avvento della tecnologia moderna si impiegano vieppiù strumenti tecnici che permettono di sviluppare tattiche e approcci efficaci nella lotta agli incendi, non solo di bosco. Alla base di tutto sta comunque l’essere umano con il suo impegnativo intervento fisico. Per il trasporto dell’acqua con i diversi mezzi, per l’opera di spegnimento vera e propria, per la logistica atta a garantire una certa durabilità, senza dimenticare il lavoro di condotta necessario alla coordinazione delle operazioni.

Le difficoltà al suolo

Non è difficile immaginare quali siano le difficoltà con cui si confrontano gli uomini impegnati nelle operazioni anti-incendio. Ve ne sono di ovvie: il calore intenso e costante, il fumo, la visibilità ridotta. Nei casi di Gordola e Ronco sopra Ascona, immaginatevi in più di dover trasportare su un terreno impervio decine di chilogrammi di tubi, di riuscire a stenderli in maniera che l’acqua arrivi in pressione, per poi poter manovrare le lance di spegnimento.

Recatevi presso un deposito dei pompieri e provate a spostare un tubo del 55 (diametro 55 mm) pieno d’acqua… ovviamente avete tutti il fisico allenatissimo e ci riuscirete senza sforzo… Se poi doveste ripetere l’operazione spostandovi su un terreno scosceso, sul quale la maggior parte delle persone non riesce neppure a stare in piedi, nessun problema…

L’alternativa: procedere con dei recipienti spallabili (il classico “brentin”). Chi lavora in vigna sa perfettamente cosa vuol dire.

Le difficoltà del supporto aereo

Abbiamo poi l’intervento via aria, con il trasporto di acqua mediante mezzi aerei, che siano elicotteri o aeroplani poco importa. Sempre nei due casi di incendio citati pocanzi, una grossa porzione del fronte di fuoco si è sviluppata sotto le linee dell’alta tensione. Il pilota deve quindi anche accertarsi che prima di lavorare nelle vicinanze delle linee elettriche queste siano disinserite e messe a terra.

Oltre alle fortissime raffiche di vento che già di per sé rendono il volo estremamente impegnativo, le condizioni di sole basso tipicamente invernali unite al fumo rendono pressoché impossibile scorgere cavi o altri ostacoli. È dunque richiesta una cautela particolare.

Inoltre, il pilota deve preoccuparsi di non collidere con gli altri mezzi, mirando il fuoco tenendo conto delle derive del vento, sue e dell’acqua che getta.

Il pilota deve anche evitare di colpire il personale nel bosco; colpire una persona con qualcosa come 1000kg d’acqua ad una certa velocità, non è per niente simpatico… Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che il vento in questi giorni, per le particolarità della situazione meteorologica e orografica, ha continuato a cambiare direzione, ci si può rendere conto che gestire un evento del genere non è fattibile con le classiche soluzioni “da bar” alias “Stammtisch”.

Nella parte inferiore la direzione del vento è da Est, in quella superiore da Ovest, con un netto taglio di vento. Questa situazione genera turbolenze forti, secche e improvvise.

Il triangolo del fuoco

Le procedure d’intervento sono collaudate e sono volte a minimizzare i rischi per gli operatori e per la popolazione. Il fuoco necessita di tre elementi per ardere: il cosiddetto triangolo del fuoco composto da combustibile, comburente, calore. Se questi elementi non sono presenti contemporaneamente, non può sussistere un incendio. I pompieri hanno dunque a disposizione diverse modalità di intervento per eliminare uno o più fattori del triangolo, e di conseguenza estinguere il fuoco.

L’intervento

In un bosco diciamo subito che per ovvi motivi non è possibile togliere il comburente (l’ossigeno, per intenderci).

Bisogna dunque togliere il combustibile: legname, foglie, detriti. È un lavoro enorme che si svolge a mano con decespugliatori, motoseghe, soffiatori, pale e rastrelli, creando le cosiddette linee tagliafuoco. È un lavoro che viene svolto davanti al fronte del fuoco, in condizioni letteralmente infernali.

Va da sé che per poter operare efficacemente, i pompieri devono lavorare d’anticipo e mantenere una certa distanza dal fronte, operazione complessa se il vento cambia direzione continuamente o se è molto forte.

In contemporanea, si raffredda impiegando l’acqua via terra e via aria (per essere precisi: l’acqua spruzzata non soffoca il fuoco, ma toglie il calore dalla parte in combustione, evitando il riaccendersi del fuoco). Una volta sotto controllo la parte acuta dell’incendio, comincia il lavoro da certosino. Il fuoco entra nei ceppi e passa sottoterra seguendo le radici e dunque i pompieri procedono a sviscerare ogni ceppo ancora attivo, raffreddandolo con getti d’acqua mirati mediante l’elicottero oppure via terra. Questa fase di lavoro può durare giorni proprio per la sua complessità. Gettare tonnellate d’acqua, magari impiegando mezzi sproporzionati e senza un bersaglio preciso, non porta a niente (piccola curiosità: in francese i pompieri sono chiamati “sapeurs pompiers” – zappatori pompieri).

La tecnologia aiuta

Per identificare le fonti di calore che possono rappresentare dei focolai, sempre più spesso si impiegano dei sensori che misurano la radiazione infrarossa emessa dalla materia. Una temperatura più alta corrisponde ad una radiazione più intensa.

Screenshot dall’analisi termica effettuata il 4.01.2019 alle 0730 del mattino. Le macchie scure sono le chiome degli alberi, i punti chiari evidenziano i potenziali focolai che saranno poi estinti sul terreno dai pompieri

Sbagliando si impara, e si migliora

Anche lo spegnimento incendi, come qualsiasi altra attività umana, non è perfetta. Ogni incendio è diverso, ogni fase dell’incendio è diversa. L’approccio avviene per metodi generali, ma poi ogni intervento deve essere analizzato per trarne le dovute conclusioni.

Va detto che le decisioni da prendere durante un intervento del genere sono estremamente complesse, e avvengono per il tramite di uno stato maggiore ad – hoc che tiene in considerazione al meglio tutte le variabili e le informazioni disponibili.

Tra i fattori da considerare in primis, troviamo le necessità di salvare persone, animali, beni e territorio, che determinano le priorità d’intervento. Si analizzano inoltre le risorse disponibili, le previsioni meteo a breve e a lungo termine, le condizioni di illuminazione, l’accessibilità con mezzi tecnici, le possibilità di ritiro per il personale.

Un “debriefing” come viene detto in gergo, permette di analizzare in maniera strutturata queste decisioni, per migliorarne l’applicazione in caso di futuri eventi. Lo stesso vale ovviamente anche per il lavoro svolto sul campo dai pompieri, dai forestali e dagli equipaggi degli elicotteri. Questo è il solo modo, lasciato a personale tecnico e competente in materia, di progredire.

Un bel tacer non fu mai scritto

Quanto appena scritto mi permette di introdurre il punto con il quale mi tolgo diversi sassolini dalla scarpa accumulati in questi giorni. Non ho avuto la possibilità di seguire assiduamente i social, ma quel poco che ho letto mi ha fatto venire il voltastomaco. Riassumendo (non me ne vogliano gli autori se non li cito letteralmente, non è nel mio stile metterli alla gogna mediatica):

  • Bisogna chiamare l’esercito perché i civili faticano a spegnere l’incendio.
  • L’esercito non arriva perché impiegato in attività mondane
  • Le imprese civili di elicottero si fanno gli affari d’oro
  • I militari non sono capaci di volare e se ne stiano a casa
  • I pompieri la tirano alla lunga perché così guadagnano più soldi

e avanti di questo passo, addirittura con insinuazioni oltre la decenza quando si passa a dare dei ladri e degli imbecilli a qualcuno.

Signori miei, colleghi di lavoro, politici e cittadini: chi per mancanza di conoscenza del caso di specie; chi per maleducazione; chi per arroganza ha pensato bene di spegnere l’incendio con piazzate degne di un pietoso teatrino, scredita pesantemente sé stesso.

Inoltre, affidando i suoi pensieri ai social media in preda ad un attacco di “leonite tastierina”, scredita anche il lavoro svolto con tenacia e motivazione da tutto il personale impiegato. La libertà di parola è un diritto sacrosanto, utilizzarlo per insultare gratuitamente altre persone o dare giudizi senza cognizione di causa no!

Ringraziamenti, e un invito

A questo punto è doveroso il ringraziamento a chi si è impegnato da San Silvestro in avanti per estinguere gli incendi. Non elenco nessuno in particolare per evitare dimenticanze.

Non voglio però tralasciare un pensiero per le famiglie che hanno dovuto temporaneamente rinunciare ai loro cari, e che hanno continuato a motivarli con piccoli grandi  gesti di affetto.

Invito invece gli affetti da leonite tastierina a curarsi in modo molto efficace da questa strana malattia: andate e arruolatevi in uno dei corpi civici pompieri. Trasformerete il vostro contributo da aria fritta a vero valore aggiunto.

Conclusione

Questi due roghi non sono stati né i primi, né saranno gli ultimi ai quali dovremo confrontarci. Per taluni l’intervento è stato gestito male, per altri bene. Oggettivamente si può affermare che nel caso di specie, soprattutto considerando il forte vento che imperversa da giorni, la situazione è stata gestita in modo estremamente professionale e gli eventi sono stati tenuti rapidamente sotto controllo. La conferma è data dalla superficie boschiva relativamente ridotta che è stata toccata, ma soprattutto dal fatto che non vi siano state perdite di vite e di beni.

Gli uffici preposti risponderanno adeguatamente a chi ha sollevato dubbi giustificati e non. E sicuramente sarà svolta l’analisi degli interventi per trarne le adeguate conseguenze da implementare per il futuro.

A chi mette in dubbio la validità delle procedure di impiego degli elicotteri (civili e militari), posso semplicemente dire che il Ticino è attualmente l’unico cantone svizzero con una convenzione in essere tra i vari partner, e che la stessa è stata ulteriormente affinata e perfezionata l’anno scorso dopo oltre un decennio di utilizzo.

La stessa convenzione sarà ripresa quale modello per il resto della Confederazione. Non siamo sempre e solo i giullari della Confederazione! A parte ovviamente quando ci esprimiamo mediante i nostri tipici teatrini…

Buon anno a tutti.

Posto comando mobile presso l’aeroporto di Locarno Magadino
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