Ognuno può porsi questa domanda. Ognuno troverà delle risposte per se stesso e per la società. Analizzando lo scenario geopolitico mondiale dal nostro piccolo francobollo di territorio privilegiato vedo pochi miglioramenti.

In questa miniserie di scritti andrò a toccare alcuni temi a me cari, quali la resilienza, la formazione, i bisogni primari dell’essere umano, l’energia, il territorio. Temi che sono fortemente intrecciati con la tecnologia e le tradizioni.

Resilienza – impariamo ad imparare dagli errori commessi

La cultura dell’errore (Just-Culture nel mondo anglosassone) è un modo di approcciarsi agli sbagli commessi dagli esseri umani. Ogni psicologo vi spiegherà che l’uomo é propenso per sua natura a commettere degli errori, indipendentemente dal suo grado di istruzione e dalla sua esperienza.

Spesso, l’errore umano e le sue conseguenze, può essere mitigato o addirittura fermato sul nascere mediante procedure disegnate proprio partendo dall’assunto che l’essere umano sbaglia costantemente. Purtroppo, al momento, non stiamo imparando dagli errori commessi in passato. Questo è un gran peccato, dato che una cultura dell’errore appropriata, applicata coerentemente alla fine renderebbe la società più resiliente.

Depenalizzare l’errore umano

Un passo avanti da applicare celermente è la depenalizzazione dell’errore fatto in buona fede, ma evidentemente non quello fatto in maniera dolosa (violazione intenzionale). E’ una linea di scernita sottile e da definire con attenzione, ma che deve essere tracciata a protezione di quelle professioni che sono potenzialmente esposte ad un’azione penale a causa delle conseguenze per le persone coinvolte. E’ altresì necessario definire in modo chiaro gli aspetti legati all’aiuto delle vittime di errori, che deve divenire molto meno burocratico di quanto lo è ora.

Penso in particolare al personale medico, oppure al personale attivo nei trasporti di persone o in altri mestieri similari esposto al rischio di sbagli nello svolgimento della propria arte professionale. Sicuramente non è l’azione penale, attualmente in primo piano in caso di incidenti e il cui scopo è colpevolizzare o scagionare, che porterà ad una analisi degli eventi da cui trarre delle conclusioni a scopo preventivo. Anzi, è dimostrato il contrario, in quanto la persona responsabile di uno sbaglio piuttosto che ammetterlo, tenterà di nasconderlo per evitare una quasi sicura condanna penale, dopo procedimenti lunghi e spesso insoddisfacenti. Questo comporta un onere enorme per la giustizia, che invece dovrebbe occuparsi dei casi di crimine, a protezione della sicurezza di tutti.

Premiare l’analisi autocritica e trasparente degli errori

Va dunque trovato il modo di depenalizzare chi processa un errore in modo trasparente ed autocritico, con lo scopo di prevenirne di simili in futuro. L’equazione alla fine è semplice: più prevenzione, procedure migliori, meno errori, meno conseguenze negative, meno costi a vantaggio di tutti.

In 35064 ore passate non vedo miglioramenti. Non dobbiamo perdere ulteriore tempo, ma dobbiamo agire.

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