Cosa è la sporca dozzina? In aviazione, con questa definizione, si raggruppano 12 fattori umani che stanno solitamente all’origine di un evento avverso (o imprevisto).

Due di questi fattori sono la mancanza di assertività e la compiacenza. Il primo indica la capacità di imporsi senza essere aggressivi, il secondo la mancanza di spirito critico che induce a confermare solo quanto supporta il proprio punto di vista (noto nel mondo anglosassone come “confirmation bias”).

Osservando il panorama politico a tutti i livelli, mi concedo la libertà di affermare che la sporca dozzina (vi parlerò degli altri 10 fattori umani nelle prossime settimane), soprattutto in tempi recenti, sia presente all’ennesima potenza sia nei legislativi sia negli esecutivi e quindi anche nell’amministrazione.

COMPORTAMENTI ESTREMI E ACCETTATI

Si lasciano correre comportamenti estremi ed estremisti, certe volte anche fortemente aggressivi (dimostranti per il clima e relative angherie al pubblico per esempio). Non si intravvede la chiara volontà di arginare ideologie dogmatiche e dannose per la comunità. Penso qui alle varie discussioni su protezione del paesaggio, gestione dei grandi predatori, sicurezza strategica e approvvigionamento energetico. Temi cavalcati a suon di proclami, estremi da una parte e dall’altra, senza che si trovi una soluzione.

Di fatto, sembra di vedere il criceto (la politica) far girare la classica ruota sempre più forte fin che gli cedono le gambe, inciampa e fa 10 giri nel tamburo della gabbia, schiantato contro lo stesso dalla forza centrifuga.

LA POLITICA E’ TENUTA IN SCACCO DALL’IDEOLOGIA AMBIENTALISTA

Prendiamo ad esempio la attuale deleteria gestione del lupo, e in generale la gestione dei temi legati ai territori vallerani e alpini, ostaggio di un dipartimento in cui un approccio oggettivo e sensato alle problematiche e ai progetti è diventato pressoché impossibile. L’indottrinamento ideologico di area verde rende in effetti difficoltosa e burocratizzata quella progettualità così fortemente necessaria, in primis quella del settore primario di montagna, così importanti per il futuro e la prosperità del nostro paese. Si porta lentamente all’uccisione per sfinimento tutte quelle attività tradizionali, ma anche tecnologiche, che hanno plasmato e formato il territorio come lo conosciamo e viviamo. Territorio che mi piacerebbe, assieme a molti altri, continuare a vivere e godere anche in futuro. Un territorio che potrebbe davvero essere gestito in gran parte “a km0”, non fosse per i divieti e le imposizioni calati dall’alto, con poca cognizione di causa e molta boria teorica.

SPENDERE MENO, MA SOPRATTUTTO MEGLIO

In tempi in cui l’oculatezza dovrebbe essere la parola d’ordine in ogni consesso, vengono bruciati dal cantone (e dalla confederazione) elevati importi per studi “ambientali” che spesso di scientifico hanno poco, ma le cui conseguenze misurabili in “gabole” e frustrazioni per chi si trova a subirne le conseguenze sono tante.

Non mi compiaccio per niente di questa situazione, di cui altri per profitto personale invece si compiacciono, e personalmente vorrei impegnarmi con convinzione per arginare i comportamenti estremi e ideologizzati, e dall’altra per tagliare le spese poco utili di cui sopra. Risanate le finanze cantonali, sarà poi necessario ridistribuire i fondi a chi si rimbocca le maniche e crea, costruisce, mantiene, insomma “fa” tutti i giorni, in particolare sostenendo le famiglie che vorrebbero insediarsi al di fuori dei grandi centri e condurre una vita decente, combinando un’attività del settore primario con un’altra più tecnologica, sfruttando le potenzialità del telelavoro.

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