Chi pratica sport all’aperto lo sa per certo: controvento si fa fatica. Si parte già svantaggiati. A nessun vero sportivo, però, verrebbe in mente di chiedere un cambio campo per rendersi la vita più facile. Al massimo, in certe discipline, il commentatore tiene conto di questo aspetto per le sue considerazioni, e il dato viene sovraimpresso all’immagine. Sono poi gli spettatori a comprendere e valutare la prestazione sportiva degli atleti coinvolti.

Se trasponiamo la meteorologia alla politica, non si può non notare quanto, ormai vicini alle elezioni comunali 2020, il folclore elettorale tipicamente ticinese si stia manifestando con la forza di un vero uragano. In più, se aggiungiamo nell’occhio del ciclone le votazioni popolari a livello federale e cantonale che si terranno prima e dopo le elezioni, il tifone più devastante è servito.

Possiamo caratterizzare e provare a identificare noi stessi, il nostro modo di porci e di agire, con le opinioni e le opzioni che ci vengono proposte. Ne intravedo di due tipi: con il vento, e controvento.

Le prime, quelle sottovento, sono illusoriamente molto gettonate: offrono la minima resistenza, sembrano facili e rapide da applicare, ma una volta presa velocità con la corrente d’aria tempestosa fermarne le conseguenze potenzialmente nefaste non è più possibile. Ci sarà lo schianto contro un ostacolo. Alcuni esempi: l’iniziativa per alloggi a pigione moderata, il referendum contro il sostegno alla società di gestione dell’aeroporto di Lugano, oppure il credo più che religioso, degno dei periodi bui dell’inquisizione, alla teoria del riscaldamento climatico antropogenico. Sono solo alcuni esempi di meri esercizi di marketing elettorale venduti con titoli altisonanti, ben diversi nell’oggetto reale rispetto a quello propinato, fino ad essere, concedetemi quest’espressione forte, ai limiti dell’inganno. False opinioni e illusioni alle quali sarebbe più difficile credere se il livello di educazione venisse adattato e accresciuto a partire dalle scuole dell’obbligo, ritornando a insegnare con struttura e coerenza il pensiero critico: distinguere insomma le fake news dalle notizie vere.

Le seconde, quelle controvento e liberali, non sono di facile attuazione. Necessitano di una buona base,  rinforzi e sostegno, e costruite nella giusta maniera dopo una dialettica anche aspramente critica ma costruttiva (si, è difficile, ma possibile), avranno una migliore garanzia di riuscita, durata e resilienza. Le persone che portano avanti questo modo di lavorare sono quelle abituate a fare da piedestallo nella tempesta. Sono quelle in grado di porre le giuste domande, anche quelle scomode e che fanno male. Sono quelle che non si scoraggiano quando, oltre alla corsa in salita, hanno il vento contro e che cercheranno di fermare in tempo chi, per errore o per inganno, è stato indotto a spostarsi con il vento. La soluzione perfetta non esiste, esiste unicamente quella migliore. E da aviatore vi posso assicurare che quella controvento lo è di gran lunga. Quella sottovento, nella maggior parte dei casi, porta al disastro. Pensiamoci e pensateci al momento del voto.

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