Da Opinione Liberale del 13 dicembre 2019

Molti cittadini si trovano nell’impossibilità di accantonare liquidità da investire per garantirsi una dignitosa pensione dato che AVS e secondo pilastro, nella loro forma attuale, non basteranno.

Complici di questo disastro sociale latente sono le grandi banche e la FINMA: le regole per la concessione dei crediti verranno inasprite dal 2020 rendendo irraggiungibile il mercato immobiliare ai piccoli risparmiatori. E’ inspiegabile questo modo di operare!

Le opzioni per garantirsi un reddito complementare ai primi due pilastri non sono molte: Investimenti finanziari “garantiti”: le obbligazioni non pagano niente, quelle che rendono un qualche punto percentuale provengono da paesi instabili. Fondi d’investimento e azioni: rimangono al momento l’unica alternativa che promette una resa. La condizione? Assunzione totale del rischio da parte dell’investitore. Se perdi, ti sei giocato i risparmi.

Investire in un piccolo immobile da abitazione primaria o da reddito: impossibile.

L’economia reale e la finanza mondiale sono oramai troppo distanti tra loro e vanno slegate  in modo che il ceto medio possa tornare a partecipare alla vita economica del paese in maniera dignitosa, senza subire l’isterismo dei mercati mondiali di cui è mero spettatore.

Le banche regionali devono poter elargire crediti per l’acquisto, la costruzione e ristrutturazione di immobili sulla base di valutazioni locali,  in singoli casi con soluzioni di finanziamento basate su un capitale proprio molto piccolo. Inoltre per ogni grosso immobile da reddito, dovrebbe essere definito un numero minimo di appartamenti che devono essere messi in vendita a investitori rigorosamente privati, a riduzione del rischio di immo-bolla.
Si tornerebbe così ad iniettare dei capitali nella microeconomia locale, ad esempio quella delle valli, facendo lavorare gli artigiani che possono occuparsi di singoli cantieri. In ultima analisi, molti più cittadini tornerebbero ad accumulare quel capitale minimo necessario a garantire un’esistenza dignitosa durante e dopo la vita lavorativa.

La politica nazionale dovrà far propri al più presto questi temi regolando il compito dell’autorità di vigilanza e il settore finanziario in modo da ricondurli più vicini e al servizio dell’economia reale, quella dei “normali” cittadini lavoratori.

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