Dal Corriere del Ticino del 26 Marzo 2019

È risaputo che per garantire una socialità di buon livello, uno Stato deve poter contare sulle entrate generate dall’ economia, che quando è sana genera introiti mediante le imposte sugli utili e l’IVA. Una parte molto importante di questo tessuto economico è rappresentata dalle microimprese: artigiani, fiduciari, orticoltori, macellai, sarti, e tanti altri che non me ne vogliano se non li elenco tutti, ma a cui penso durante la stesura di questo articolo. Il Cantone, negli ultimi anni, ha spinto molto sull’innovazione, disponendo molti strumenti per le start-up, che vanno assolutamente mantenuti in quanto ricerca e tecnologia sono il motore del progresso. Ritengo invece non ideali le attuali condizioni quadro per aprire, o rilevare, un’attività indipendente. Il Cantone deve occuparsi anche delle attività più tradizionali. Inoltre, con il potere d’acquisto residuo rimasto ai ticinesi oggigiorno, è praticamente impossibile accumulare capitale per aprire un’attività in proprio. Serve urgentemente un nuovo tipo di approccio per favorire l’imprenditorialità; ecco alcune concrete idee che saranno da realizzare.

Punto primo: instaurare un fondo che serva da garanzia per l’ottenimento dei crediti necessari per l’apertura di un’attività indipendente. Non è coerente che si possa ottenere un leasing per un’auto, anche costosa, con pochi click, mentre ricevere un credito per aprire un’attività in proprio rappresenta pressoché un’utopia legata a condizioni finanziarie inverosimili. Inoltre, bisogna trovare un metodo che eviti la messa in pericolo del capitale di previdenza, oggi impegnato per l’apertura dell’attività. Non stiamo parlando di cifre enormi, stiamo parlando di qualche decina di migliaia di franchi di investimento.

Punto secondo: premiare con incentivi fiscali quelle imprese/attività che operano secondo principi «a km 0», che siano per l’acquisto di materiali, per l’impiego di manodopera, rispettivamente per numero di apprendisti che vengono formati. Punto terzo: ridurre la burocrazia eliminando regolamenti e statistiche inutili, in grado solo di portare i dati acquisiti in cimiteri informatici senza alcun valore aggiunto. Parallelamente, è necessario introdurre un sistema di segnalazione e reclamo efficace che permetta di approcciare correttamente i problemi generati da funzionari che, in alcuni casi, vessano le imprese loro assegnate con richieste assurde, talvolta al limite dell’abuso di potere.

Punto quarto: le normative sull’apprendistato devono tornare a permettere una formazione (e un orientamento) efficace dei giovani studenti che stanno terminando la scuola media.

Realizzando questi quattro punti e accompagnandoli con una buona dose di positività, possiamo di nuovo garantire quella salute e dinamicità al mercato locale delle microimprese che ne permetta la sopravvivenza e la crescita, per generare nuovamente una adeguata ricchezza che potrà poi essere ridistribuita a chi ha necessità urgenti.

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